Credits
“Lapio è un musicista poliedrico che esula dagli schemi e può vantare collaborazioni molto illustri nella musica colta contemporanea come nel Jazz. Questo ricco background ne fa un artista molto apprezzato all’estero dove è spesso richiesto per suonare proprie opere con musicisti locali. Estremamente articolato e vario nelle atmosfere, una musica in buona parte scritta, in parte basata su conduction ed in parte improvvisata, ma nella quale è sempre presente un controllo totale della situazione.”(Musica jazz-G.Spezia)
“Idea artistica precisa, suono coinvolgente, sperimentazione e coraggio di osare. Avercene.” (Sylvano Bussotti)
“Improvvisatore senza clichè con grande capacità di ascolto, adattamento e che contempla il silenzio come parte integrante della musica. Raro.” (John Russell)
“Allargare l’area della propria coscienza”. Niente meglio di questa frase di Allen Ginsberg può rappresentare l’universo in cui si esprimono la musica e la vita di Johnny Lapio, sempre alla ricerca di conoscere, migliorare e sperimentare.” (Furio Di Castri)
“Johnny Lapio è un improvvisatore creativo e originale con un suono personale…ha una storia da raccontare in equilibrio precario tra irrequietezza dirompente e un’inquietante calma serafica.” (Pasquale Innarella)
“Johnny lapio è una figura in bilico tra jazz, musica classica europea e arti visive. La musica che ne scaturisce è difficilmente incasellabile in un genere, ed è proprio da qui che ne scaturisce la bellezza e l’innovazione.” (tratto da Regards-Stefano Zenni)
“Johnny ha una visione nuova di concepire la composizione e ha un’idea di suono di gruppo ben preciso che supera l’individualismo che spesso è preponderante nel jazz.” (tratto da Stone Rob Mazurek)
“Le performance di Lapio sono caratterizzate da repentini cambi di tempo e e atmosfere fino a sfociare nel noise. Si rivelano esperienze uniche e profondamente appaganti.” (James Cook)
“Lapio è uno strano personaggio, quando suoni con lui non sai mai dove si andrà a finire. Decisamente interessante.” (Sten Hostfalt)
“Lapio, ironico e pungente, ha un piacevolissimo sound modulato sui suoni caldi, un pastoso insieme che non dimentica il tributo sempre ben accetto alla musica etnica. La sua tromba ammicca a tanti generi senza mai forzare la mano su nessuno. Una bella scoperta.” (da off Topic Mario Grella)
“Magma sonoro colorato e pulsante che ne conferma la cifra stilistica incentrata sulla ricerca.” (Neri Pollastri)
“Per una volta la «contemporanea» alimenta il jazz e viceversa. Molti punti di contatto con le più avanzate esperienze della musica «dotta» contemporanea.” (tratto da Calendario II-Mario Gamba-Il manifesto)
“Una delle più belle scoperte dell’avanguardia italiana degli ultimi anni.”(Impro.Jazz Magazine-Francia)
“Finalmente qualcosa di interessante anche dalla sperimentazione italiana” (Free jazz-Parigi)
“Sviluppi europei, jazz post-Coltrane, early fusion (le cose migliori), free jazz e persino un assaggio di hard bop sono tutte caratteristiche di spicco del musicista Johnny Lapio. Si tratta di una bella miscela anche nell’uso di suoni tra acustici ed elettrici.” (Cadence.Magazine-Usa-R.Innapollo)
“Sonorità da camera europee e jazz tradizionale incontrano i ritmi di Sun Ra e tutto ciò avviene senza perdere un colpo.” (tratto da Stone-D. Beat-B.Meyer-Usa)
“La musica per lui è qualcosa di più di una forma d’arte, è, e può essere anche una terapia, un modo di stare nel mondo, di costruire ponti e abbattere muri. Johnny Lapio ha anche una notevole capacità affabulatrice. Bello stare sulla barricata del jazz in questi tempi di stantio conformismo: da quassù si vede la luce…” (Mario Grella)
“Suite in 6 parti solida e ben costruita a tratti d’umore Mingusiano” (tratto da Antrophosopie – Alberto Bazzurro – L’isola della musica italiana)
“La musica di Lapio è a tratti urticante e non cerca di suscitare simpatie, a volte è come ascoltare l’hard bop destrutturato a colpi d’ascia e l’imprevedibilità è il sale di un lavoro condotto con la giusta lucidità e la dose corretta di follia” ( Blow Up)
“Un disco dalle mille sfaccettature, dai risvolti filosofici e pedagogici in cui troviamo classica contemporanea, improvvisazione pura, jazz contemporaneo, tracce di jazz tradizionale e anche punte di rock” (Alceste Ayroldi – Musica Jazz)